Vi è mai capitato di mangiare fiori di glicine fritti? Questa è una ricetta che pesca nella
tradizione trentina di cui vi offriamo un ricordo e la preparazione.
Curiosità: il termine piche proviene dal dialetto trentino e significa grappolo.
“Quando ero piccola, i compleanni non erano eventi presi in grande considerazione ma la mia mamma festeggiava il mio in un modo particolare. lo ci tenevo moltissimo e guai se si fosse dimenticata. La mamma non aveva molti mezzi e così doveva arrangiarsi alla meglio: mi preparava le piche e per me era un grande regalo. Ricordo questo con molta tenerezza ed un pizzico di nostalgia, come accade spesso alle persone di una certa età.”
Una socia del Club La Ruga, dal libro Il gusto delle donne, 1994
Ricetta originaria di: Pressano di Lavis (Trento)
INGREDIENTI
PER 4 PERSONE
4 – 5 grappoli di fiori di glicine freschi
2 uova farina latte q.b.
1 cucchiaino di zucchero
una presina di sale
olio per friggere
PREPARAZIONE
Sbattete le uova in una terrina, aggiungete un po’ alla volta la farina, il latte, lo zucchero ed un pizzico di sale, fino ad ottenere una morbida pastella.
Immergetevi i grappoli di glicine e friggete in olio bollente.
Servite questo dolce su un piatto largo, spolverando con dello zucchero a velo.
Togli la carne affumicata, tagliala a pezzi piccoli e rimettila nella zuppa.
Con lunghezze diverse
Buon divertimento!