Le aringhe nella tradizione italiana e contadina sono sempre state associate alla gente povera. Uno dei pochi pesci, insieme al baccalà e allo stoccafisso che si riusciva a comprare e che spesso veniva usato come piatto per i giorni del digiuno religioso. Poche erano anche le quantità che ci si poteva permettere, specie se il mare non era vicino e non sci si poteva permettersi molto altro. Ho sentito raccontare da alcuni anziani di come la polenta venisse strofinata sul pesce (a volte solo uno per tutta la famiglia) per darle un po’ più di sapore e per ingannare la fame e lo stomaco.
Antonio vi propone un piatto di lusso in cui le aringhe sono una per commensale e con qualche accorgimento moderno nella cottura.
I miei nonni e i miei genitori mi raccontavano che in quegli anni di miseria questo era il mangiare dei poveri contadini: tanta polenta e poche renghe.
Antonio Fontana, dal libro Il gusto delle donne, 1994
Ricetta originaria di Sommacampagna – Verona
INGREDIENTI
- Aringhe – 1 a testa, a persona
- Farina da polenta
- acqua
- sale
PREPARAZIONE
Prendete le aringhe, avvolgetele in carta stagnola ed abbrustolitele sulla griglia, possibilmente all’aperto in quanto in casa farebbero troppo odore.
Terminata la cottura togliete la carta stagnola e pulitele bene facendo attenzione a togliere tutte le lische. Mettetele in un vaso di vetro, copritele con olio di oliva extravergine e lasciatele a riposo per un paio di giorni.
Preparate una bella polenta soda, lasciatela raffreddare e tagliatela a fette e poi abbrustolitele sulla griglia. Quindi conditela con le aringhe e mangiatela.
Un piatto per riscoprire sapori lontani con un pizzico di modernità. Ricordando del passato solo colori e gioie familiari. Buona degustazione.
Ricordiamo che queste ricette sono state tratte dal libro Il gusto delle donne e per onorare chi ce le ha tramandate sono state trascritte il più fedelmente possibile.